Il metodo Mézières
Si tratta di una tecnica di rieducazione posturale elaborata da Françoise Mézières a partire dal 1947. Esso si fonda su un’attenta osservazione della postura del paziente e sulla ricerca dei muscoli contratti (o retratti), responsabili della disfunzione. Consiste poi nel ridar loro la giusta lunghezza, allentando le tensioni, e donando al corpo la sua forma originaria.
In sintesi, se la forma del corpo è alterata, la funzione che ne consegue è falsata.
Si parla dunque di allungamenti mirati, protratti nel tempo e specifici per ogni caso. Ma il nostro corpo è intelligente e, ad ogni stimolo doloroso (e spesso l’allungamento di un muscolo particolarmente retratto è doloroso), reagisce puntualmente con una “fuga dal dolore”, un compenso che mira ad attenuare l’effetto dello stiramento – quanti di noi, nel fare stretching dopo un allenamento, hanno interrotto gli esercizi per il troppo fastidio?
La specificità di questo approccio sta proprio nella ricerca del compenso e del suo annullamento, nel capire quali accorgimenti il corpo adotta per fuggire dal fastidio, smascherarli e sopprimerli. Ricerca è la parola chiave, poiché nella pratica clinica si assiste spesso ad una lunga serie di compensi divenuti a loro volta causa di altri compensi.
I compensi: un’arma a doppio taglio
Normalmente, ogni individuo convive con una postura non perfetta e trova una sua propria personalissima maniera di “stare in piedi” che gli permette di muoversi e vivere senza troppe problematiche: si strutturano cioè dei compensi che aiutano la postura ad andare avanti – un equilibrio nello squilibrio!
Ma la vita di ognuno di noi è fatta anche di periodi di stress, sia fisico che mentale, di forti dispiaceri e più o meno piccoli infortuni: tutti eventi che minano il delicato equilibrio raggiunto; e quando questo viene messo in crisi, ecco che un nuovo compenso tenta di sistemare la situazione. Il più delle volte ciò è possibile, ma accade a volte che essi non siano tollerati dall’organismo e inevitabilmente ciò porta alla patologia.
Una semplice distorsione della caviglia mal curata, che lascia come conseguenza, ad esempio, una limitazione nel movimento, dovrà compensarsi, in qualche modo, ad ogni passo: il ginocchio si tenderà di più, forzando i legamenti; oppure sarà l’anca a dover aumentare la sua escursione articolare, con lo stesso effetto per i suoi legamenti; o potrebbe essere la colonna lombare a subire un sovraccarico funzionale. In ogni caso, si genererà un compenso che, nel tempo, porterà a delle altre problematiche che a loro volta innescheranno una simile catena di eventi.
Ciò implica che la zona dolente non sia necessariamente causa del problema (e, inevitabilmente, la zona da trattare) ma che al contrario sia “vittima” di un altro distretto corporeo: ripristinare la completa libertà di movimento della caviglia donerà un immediato beneficio ai legamenti del ginocchio, dell’anca o alla colonna lombare.