Dr. Marco Infelisi
Il mio percorso inizia nel 1998, all’Istituto di Educazione Fisica di Roma, con l’ambizione di diventare un buon preparatore atletico e poter vivere, insieme agli atleti seguiti, tutte le emozioni che lo sport può regalare.
Già durante gli studi ho iniziato ad affrontare diverse esperienze lavorative, in particolare nel mondo del tennis, sport al quale mi sono appassionato per la complessità del modello prestazionale e per le implicazioni relazionali che sviluppa.
Ma anche con il miglior atleta capita sempre di imbattersi nel tanto temuto infortunio, e così, nel tempo, si è fatta viva in me la necessità di trovare risposte ai bisogni dei miei atleti: nel 2006 mi sono iscritto al corso di Laurea in Fisioterapia.
Queste nuove conoscenze e l’assidua frequentazione di corsi di aggiornamento nell’ambito sia riabilitativo che sportivo, mi permettono finalmente di accompagnare la crescita dei miei atleti in maniera globale, curando personalmente tutti gli aspetti che afferiscono l’individuo-atleta.
Assume così grande importanza, ad esempio, la prevenzione degli infortuni, ricercata attraverso la classica preparazione fisica ma anche attraverso l’educazione posturale, che della prima diventa parte integrante. Questo connubio si è dimostrato estremamente efficace ed ho già avuto modo di sperimentarlo con giovani calciatori, tennisti, giocatori professionisti di polo e golfisti amatori.
Contestualmente al settore sportivo, l’esperienza clinica maturata in ambito ospedaliero mi ha spinto ad approfondire alcune tematiche riabilitative che più di altre mi hanno coinvolto, come la riabilitazione cardiologica, in Italia ancora poco valorizzata, ma che costituisce il modello più efficace per la realizzazione di una prevenzione secondaria strutturata e a lungo termine nel paziente cardiopatico in fase post-acuta o cronica; è dimostrato infatti come l’esercizio fisico regolare, strutturato come intervento terapeutico, protegga dalle malattie cardiovascolari, incidendo significativamente sui fattori di rischio (controllo dell’obesità, alimentazione corretta), e prevenga dal rischio di recidive.
Il filo che lega queste due diverse realtà, la preparazione fisica e la riabilitazione cardiologica – un organismo che funziona perfettamente ed uno che al contrario stenta – può sembrare sottile e tortuoso. Io penso invece che siano soltanto gli estremi di uno stesso percorso, in fondo un cinquantenne reduce da un infarto ha tutto il diritto (e le possibilità) di tornare a praticare sport. Diventa però fondamentale conoscere a perfezione questo percorso, dunque la costante ricerca, alimentata da una sana curiosità, ha un ruolo protagonista nella mia professione.
“Vestirsi di modestia e tenacia avvicinandosi con umiltà alla voglia di scoprire” – questa frase, presa in prestito da un mio paziente che con il mondo della riabilitazione o dello sport non c’entra nulla, descrive perfettamente lo spirito con cui va affrontata questa professione: passione, curiosità, sincerità nell’ammettere che non puoi mai sentirti “arrivato”.