Dopo circa 30 anni di valida applicazione in campo urologico per il trattamento della calcolosi renale (la cosiddetta litotripsia), la terapia con onde d’urto è entrata più recentemente in uso in campo ortopedico con grande soddisfazione dei pazienti trattati e degli operatori. Via via che la ricerca internazionale evidenziava l’efficacia terapeutica nelle patologie da calcificazioni eterotopiche, cioè di strutture anatomiche normalmente non calcificate (prime fra tutte le calcificazioni tendinee della spalla e la spina o sperone calcaneare), e nei ritardi di consolidazione delle fratture (le cosiddette pseudoartrosi), di pari passo lo sviluppo tecnologico metteva a disposizione apparecchi sempre più piccoli e maneggevoli, di facile utilizzazione anche in ambito ambulatoriale.
Attualmente esistono pertanto diverse tipologie di apparecchiature, alcune a più alta potenza destinate al trattamento delle pseudoartrosi o delle osteonecrosi asettiche (aree necrotiche dell’osso) ed altre a media e bassa potenza da utilizzare nella cura della patologia tendinea inserzionale, specialmente se complicata da calcificazioni. La maggior parte degli apparecchi utilizza un sistema di puntamento ecografico o radiografico per focalizzare l’azione delle onde d’urto. L’onda d’urto è un onda acustica generata da apparecchi elettroidraulici, elettromagnetici o piezoelettici. Ha un andamento ad impulso e diffonde nei tessuti secondo le leggi fisiche delle onde acustiche; i suoi effetti saranno quindi influenzati dalle caratteristiche particolari del mezzo che attraversa (densità, impedenza, ecc).
Il meccanismo d’azione delle onde d’urto non risulta attualmente del tutto chiarito, ma sembra riconducibile a tre effetti principali:
1. riduzione della trasmissione del dolore per mezzo di stimolazione di terminazioni nervose e liberazione di sostanze che modulano la sua percezione.
2. riduzione meccanica delle calcificazioni tissutali.
3. il cosiddetto “effetto di cavitazione” con conseguente formazione di nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi), un maggior afflusso locale di sangue e di nuove cellule e una notevole spinta alla riparazione di micro-lesioni e al miglioramento del trofismo tissutale.
Attualmente le indicazioni cliniche in Ortopedia sono rappresentate da:
– pseudoartrosi (ritardo di guarigione delle fratture)
– osteonecrosi asettiche (aree di necrosi ossea)
– tendinopatie degenerative e/o calcifiche della spalla
– epicondilite ed epitrocleite (rispettivamente gomito del “tennista” e del “golfista”)
– spina calcaneare e fascite plantare
– tendinite inserzionale achillea
– tendinite rotulea (anche nelle tendinopatie rotulee in ginocchia operate di ricostruzione di legamento crociato anteriore con parte del tendine rotuleo)
– tendinite della zampa d’oca
– pubalgia
– sindrome della cresta tibiale (dolore a carico della tibia in sportivi e ballerini, per sovraccarichi funzionali)
– borsite trocanterica
Le controindicazioni al trattamento sono alcune di carattere generale:
– alterazioni congenite o acquisite (di solito indotte da farmaci) della coagulazione
– gravidanza presunta o in corso
– pace-maker (per alcuni tipi di apparecchi)
ed altre a carattere locale:
– infiammazioni acute cutanee nella zona da trattare
– neoplasie o infezioni nella sede da trattare
– cartilagini di accrescimento
I rari effetti collaterali descritti in letteratura sono di modesta entità e solitamente reversibili, come abrasioni , petecchie o ematomi in sede di trattamento.
Solitamente il trattamento è di breve durata, ben tollerato e solo in alcuni casi è necessario ricorrere ad una leggera anestesia locale. Il numero delle sedute e la loro frequenza variano dal tipo di apparecchio e di patologia da trattare; nella maggior parte dei casi si eseguono dalle due alle quattro sedute con frequenza settimanale o quindicinale.
E’ possibile, e spesso consigliabile, associare al trattamento con onde d’urto un adeguato programma fisiokinesiterapico che prepara, specialmente lo sportivo, ad un più rapido recupero funzionale.
La terapia può essere ripetuta nel tempo, senza alcun effetto negativo sull’organismo.
Stanno mutando pertanto diversi protocolli terapeutici per alcune malattie ortopediche molto comuni che derivano dalle attività lavorative e sportive di tutti i giorni, non sempre condotte correttamente. In particolare si sta riducendo la necessità di ricorrere all’uso di farmaci, in specie di tipo cortisonico, e talvolta anche all’intervento chirurgico con l’inevitabile conseguente inattività. Forse si sta realizzando quello che un autorevole urologo tedesco, Haupt, già nel 1997 aveva preannunciato: “La terapia con onde d’urto avrà un impatto sulla ortopedia comparabile ai suoi effetti in urologia”.
Articolo originale in Salus – Medicina in rete
Link utili: SERVIZIO DI ONDE D’URTO DEL CENTRO DI TRAUMATOLOGIA DELLO SPORT “KIRK KILGOUR”